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Jean Améry. Il risentimento come morale JEAN AMÉRY. IL RISENTIMENTO COME MORALE
Preface by Davide Bigalli, Postscript by Armando Gnisci
Franco Angeli, Milano, 2002
(ISBN 88-464-3402-1, Collana Filosofia, Cod. 495.130, pp.160, € 16,50)


 

Introduction

Questo saggio nasce dall'esigenza di rivalutare la nozione di risentimento, troppo spesso ridotta ad un'unica accezione, fraintesa o trascurata, alla luce di un evento storico che ha creato un nuovo tipo d'uomo: la vittima dei campi di sterminio. Come sostiene Robert Antelme, l'uomo, destinato dalle SS all'annientamento, non è stato cancellato dalla storia1. Il sistema concentrazionario ha, anzi, radicalizzato la sua consapevolezza. «Avete costruito in noi una coscienza irriducibile - scrive Antelme, rivolgendosi ai suoi aguzzini - Non potete più sperare di fare in modo che noi si stia contemporaneamente al nostro posto e nella nostra pelle, condannandoci»2.
Un avvenimento storico come la Shoah giustifica, anzi esige, una riconsiderazione di alcuni schemi mentali, spesso inadeguati. È quanto Jean Améry compie in Intellettuale ad Auschwitz, allorché prende in considerazione i propri risentimenti. Egli si stacca da una tradizione filosofica che, a partire da Nietzsche e Scheler, vedeva nel risentimento la manifestazione di uno spirito astioso, per rivendicare la propria «stortura» come una forma più morale e storicamente più giusta di essere uomo. Il risentimento, infatti, è quel ritornare al passato, che inchioda il colpevole alle sue responsabilità e spinge la vittima a un legittimo, anche se tardivo, moto di rivolta contro l'ingiustizia. Il risentimento, quindi, non è la vendetta ignobile e sotterranea dell'impotente; esso diviene, per la vittima di un sistema oppressivo, l'unico modo per moralizzare la vita e la storia. Lo sconfitto, rovesciando la tradizionale posizione di riserbo o di acquiescenza, spezza il proprio isolamento e, con il risentire, fornisce alla morale dei nuovi strumenti di attacco e di conferma. Ri-sentire, nel senso ampio di richiamare alla memoria con partecipazione emotiva, ricordare non solo i fatti trascorsi ma gli stati d'animo e le sensazioni che necessariamente li accompagnano, è la premessa ineludibile per ogni atteggiamento valutativo.
(...)
Nel presentare questa nuova concezione del risentimento, non ho potuto né voluto prescindere dall'autore di essa. Troppo stretto è qui il legame tra il contributo teorico di Améry e il suo vissuto. Risulta valida, in proposito, l'affermazione che Nietzsche faceva su di sé: «In tutte le opere che ho scritto, io ho messo dentro anima e corpo: non so che cosa siano problemi puramente intellettuali»3. Vi è nell'esperienza di prigionia di Améry la chiave di lettura per comprendere le sue prese di posizione, i suoi interessi filosofici, così come i suoi inevitabili limiti. «So bene - egli ammette a conclusione del suo saggio su Auschwitz - che queste esperienze mi hanno reso inabile alle speculazioni profonde e a quelle elevate. Che possano avermi fornito migliori strumenti per comprendere la realtà è infine la mia speranza»4.
(...)
Eppure i saggi principali di Améry testimoniano anche un'altra esigenza: quella d'interrogarsi su questioni fondamentali, esercitando uno spirito filosofico ricco di sensibilità e riferimenti culturali. «I libri - scrive Améry - non hanno solo un proprio destino: talvolta possono essere un destino»7. Così in Rivolta e rassegnazione Améry cercherà di descrivere quell'impercettibile e spietato processo di decadimento che è l'invecchiare. L'intuizione più rilevante riguarda qui il rapporto di proporzionalità inversa che lega spazio e tempo. Levar la mano su di sé, ideale continuazione del saggio precedente, analizza lo stato d'animo del suicida, difendendo la dignità della morte libera dai pregiudizi del senso comune. Améry nega che il suicidio sia un chiaro indizio di follia, egoismo o immoralità; ad un gesto così estremo, che pure resta un messaggio rivolto all'Altro, egli s'accosta con comprensione e lucidità. Infine, Charles Bovary, medico di campagna è un'ultima appassionata difesa del raté, dello sconfitto, goffo e impacciato, dietro al quale si scorge in controluce il fantasma magro e sparuto del sopravvissuto.
(...)
L'analisi delle reazioni, dell'atipicità del singolo diventano in Améry l'occasione non solo per ricordare le responsabilità della società in questo processo trasformativo, ma anche per riconoscere il diritto di opporsi ad un tale abuso di forza. Tuttavia, per Améry, il risentimento non è una spinta eversiva a modificare radicalmente il dato; il suo legame profondo, esclusivo col passato rende inaccettabile una rinascita, una miracolosa palingenesi, capace di cancellare definitivamente il peso di ricordi dolorosi. L'intuizione fondamentale di Améry consiste esattamente nell'aver colto la complessa ambivalenza del risentimento, che è rifiuto reattivo del presente e allo stesso tempo attaccamento emotivo, esistenziale al passato. Il volto drammaticamente segnato di Améry e la scelta di una morte libera sono l'espressione di un contrasto continuamente rinnovato fra rivolta e rassegnazione, mai risolto.

1R. Antelme è l'autore di L'espèce humaine, edito da Gallimard nel 1947, nel quale egli racconta le vicende del Kommando di Gandersheim. In questa località, Antelme fu condotto il 1 ottobre 1944 da Buchenwald; da qui, nell'aprile del 1945, fu evacuato e portato a Dachau, per essere infine liberato.
2 R. Antelme, La specie umana, Einaudi, Torino, 1954, p. 122.
3 F. Nietzsche, Aurora, a cura di F. Masini e M. Montinari, Adelphi, Milano, 1962, aforisma 4 [285], p. 403.
4 J. Améry, Intellettuale ad Auschwitz, a cura di C. Magris, Bollati Boringhieri, Torino, 1987, p. 162.
7 J. Améry, Levar la mano su di sé, a cura di I. Cervelli, Bollati Boringhieri, Torino, 1990, p. 21.

(Guia Risari, Jean Améry. Il risentimento come morale, Franco Angeli, 2002)
Copyright © Franco Angeli 2002


 

Awards and Critics

Awards

"With a rigorous methodology, Guia Risari carries out a sharp investigation of outstanding interpretative deepness: through the analysis of Jean Améry's thought, she takes us into the anguish and the moral tension of Modernity".
(Ist Prize for the Generals Essays "Maestrale-San Marco-Marengo D'oro" 2002. Jury: Prof. Graziella Corsinovi, Francesca Affaticati, Danila Boggiano, Paolo Cavallo, Prof. Giovanni Giosué Chiesura, Alberto Dell'Aquila, Paolo Paganetto)

"Guia Risari's deployment, while deconstructing and reconstructing, gives us a very good explanation of some complex topics in Western philosophy".
(Ist Prize for the Philosophic Essays "Il Viaggio Infinito" 2002. Jury: Prof. Giorgio Barberi Squarotti, Prof. Gabriella Bianco, Prof. Franco Cardini, Carmen Lasorella, Laura Lodigiani, Giacomo Massetani, Toe Mercurio, Pamela Villoresi)

"The writer Guia Risari, with her philosophical essay: Jean Améry. Il risentimento come morale has faced and lived in her unforgettable literary work a positive research, revaluating the perceptive capacity and the reflexive consciousness"
(European Parliament Award "Anguillara Sabazia Città D'arte" 2002. Jury: Prof. Myriam Vittoria Sebastianelli, Prof. Giovanni Francesco Piano, Prof. Alessio Piano)

"Documentary rigour, a lucid dissertation, a cold and rational analysis of Améry's thought, who in the same cold and rational way faces philosophically some concepts (...) at the borders of reason"
("Premio Firenze" for Edited Essays, 2002. Jury: Vittorio Vettori, Anna Belli, Prof. Silvio Calzolai, Giuseppe Cancemi, Uberto Frediani, Enrico Nistri, Prof. Gloria Giudizi Pattarino, Prof. Valerio Valoriani, Pierandrea Vanni, Vittorio Mangani Camilli).

«(...) un saggio di grande rilievo per la rigorosa impostazione, la ricchezza della documentazione e, soprattutto, per la lezione di profondo umanesimo laico che la scrittrice trae dall'analisi del pensiero del filosofo non-non ebreo, ponendo un tassello fondamentale nella riflessione occidentale sulla vita e sulla morte, alla luce, anzi all'ombra, della tragedia di Auschwitz.»
(Ist Prize "Parola di Donna" for Edited Essays, 2003. Jury: Prof. Lorenza Colicigno, Prof. Claudio Elliott, Enzo Mori, Raffaele Nigro, Beatrice Nolè).

 

Critics

"(...) we still need - perhaps more than ever - to think about and with Jean Améry, like Guia Risari invites us to do when she develops, just from the analysis of resentment, her interesting monograph on the author of At the Mind's Limits".
(E. Vitale, La luce del risentimento, in "L'indice dei libri del mese", n. 9, Sept. 2002, p. 10)

"General approval, thus, to the author of Jean Améry. Il risentimento come morale for a work which casts a deeper "ray of light" on the historical and moral matter of resentment"
(M. Longo Adorno, in "Clio", June 2003)

"Numerous are the hints of reflection arising from the reading of this study dedicated from Guia Risari to the philosophical and literary works of Jean Améry".
(M. Giuliani, La necessità del risentimento: lo Jean Améry di Guia Risari, in "Materiali di estetica", n. 8, Jan. 2003, pp. 211-213)


 

Contents

The New Humanism of Jean Améry.
Preface by Davide Bigalli
Page 9
 
Introduction » 13
 
1. The Tortuous Road of Resentment » 17
1. History of a Term » 17
2. Nietzsche and the Ressentiment » 20
3. The Heirs of Nietzschean Resentment » 25
4. On the Side of Resentment: Jean Améry » 38
 
2. Re-sentir Auschwitz » 45
1. Writing about the Camp » 45
2. The Value of the Spirit, the Wounded Body, the Exile from the Fatherland » 49
3.Bettelheim, Levi and Améry : a Confrontation Between Survivors » 60
4. The Jew in Revolt » 77
 
3. A Life Revision » 91
1.The Descending Parabola: the Ageing » 91
2. From sui-caedes to freitod » 108
3. Améry, a Delayed Writer » 130
4. Against Fatalité » 136
 
In Praise of the Bitter Almond.
Postscript by Armando Gnisci
» 149
 
Bibliography » 151


 

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