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Incipit
1. - A colazione per ultimo
Quel pomeriggio il sole brilla, facendo risaltare tutti i colori
della primavera. L'aria profumata è densa di promesse.
Giacomo è sotto casa di Orazio. Tira due sassolini contro i vetri della finestra di camera sua. È il segnale convenuto, che significa: Ciao Orazio, sono io. Scendi a giocare? Un terzo sassolino vuol dire Ho portato il pallone, e un quarto è un chiaro riferimento alla fionda. Giacomo è un bambino molto sveglio. Sotto un caschetto di capelli lisci color nocciola brillano due grandi occhi vispi e sognatori, un nasetto a forma di virgola e una bocca piccola e crucciata, rossa come una fragola. Giacomo è bravo a scuola, ma ha la reputazione di uno che si arrabbia facilmente, capace di fare le peggiori scenate e di tirare addosso a chi gli sta intorno tutto quel che gli capita sottomano. Per fortuna, Orazio ha un carattere accomodante: per lui va tutto bene, anche che Giacomo decida sempre per lui a cosa giocare, dove andare, con chi correre. In cambio, Giacomo lo ricompensa con il più grande affetto. "Mai avuto un amico come te," gli dice spesso con una pacca sulla spalla. E Orazio si sente al settimo cielo. Per questo, quel pomeriggio, quando corre giù dalle scale e spalanca il portone di casa seguito a ruota da Carmen, Orazio resta impietrito. Giacomo, infatti, appena posa gli occhi sulle penne screziate di Carmen, assume un'espressione glaciale. Eppure Carmen è una gallina bellissima: con soffici piume bianche e gialle e dolci occhi arancioni. "Che c'è?" gli domanda Orazio. Giacomo fa spallucce: "Niente". (Guia Risari, Una gallina in mongolfiera, Terre di mezzo, Milano, 2020) © Cart'armata 2020
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